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VIRATA | 05.03.2020
VIRATA
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Come cambiare direzione ai tempi del Coronavirus. Terza puntata.
In un comune italiano, una peste improvvisa colpisce le automobili. Questo il soggetto de LA PESTE MOTORIA, breve racconto di DINO BUZZATI che mostra la progressiva disumanizzazione degli esseri umani di fronte a un evento che coglie tutti impreparati. L’epidemia è il detonatore che fa uscire allo scoperto il lato oscuro di persone insospettabili; le pubbliche ordinanze diventano strumento di vendette private. 

Come era fatale, si scatenarono i peggiori eccessi: furti e saccheggi di vetture incustodite, denunce anonime di auto che in realtà erano sane ma ad ogni buon conto venivano prelevate e date al fuoco; abusi dei monatti incaricati del controllo e dei sequestri; incoscienza delittuosa di chi, pur sapendo la propria macchina impestata, circolava tuttavia seminando il contagio
.  
Una notte, proprio nel colmo della peste, tornavamo a casa con la solita Roll-Royce. Quand’ecco, percepii, nell’armonioso fruscio del motore, una breve incrinatura, un aspro grattamento. Che fare? Pensai di rivolgermi al vecchio meccanico Celada.Celada” gli dissi “tu sei sempre stato mio amico.”“Eh, spero bene.” “Di te mi posso fidare…?”“Diavolo!”“Vieni allora. Vorrei che tu vedessi la Roll-Royce.”“Vengo subito.” E mi parve, prima che quello mettesse giù la cornetta, di udire un lieve risolino. Un orrendo sospetto mi passò per la mente. Ed ecco aprirsi l’uscio del garage, venire avanti due sudice tute marrone, due facce scomunicate, due monatti in una parola: vidi mezza la faccia del Celada che, nascosto dietro a un battente, rimaneva lì a spiare.“Tu mascalzone” gridavano con versacci di rabbia insieme e di scherno “rivoltarsi contro i controllori del Comune, contro i pubblici funzionari! contro quelli che lavorano per il bene della città!” E mi legarono alla panca dopo avermi infilato in una tasca, suprema irrisione, il modulo regolamentare per il “ricovero conservativo”. Infine misero in moto la Roll-Royce che si allontanò con un mugolio doloroso ma pieno di sovrana dignità. Sembrava volesse dirmi addio. 
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