OGNI EPOCA HA LA MALATTIA CHE LA RAPPRESENTA
Di una società si può capire molto osservando le malattie da cui è più afflitta o anche solo più ossessionata. Come dice la studiosa Susan Sontag, in “Malattia come metafora”, le malattie non sono soltanto qualcosa di reale che attiene al corpo ma anche metafore che rispecchiano la concezione dell’essere umano in una certa cultura e in un certo periodo storico.Non è un caso se, nella Traviata, Violetta Valery muore di tisi: nell’Ottocento romantico, il pallido e languido tisico incarnava un ideale aristocratico di bellezza spirituale.Avere la TBC era un segno distintivo: equivaleva ad apparire persone interessanti e dotate di una sensibilità superiore.Invece nel Medioevo, ossessionato dal peccato, una delle malattie che andava per la maggiore (insieme alla peste) era la lebbra. Entrambe, lebbra e peste, erano viste come un’espressione corporea di una peccaminosa impurità assimilata al male e al demonio. Insomma, qualcosa di cui vergognarsi. Tant’è che il destino dei malati di lebbra era l’opposto di quello dei malati di tisi ottocenteschi: anche se non erano particolarmente contagiosi, i lebbrosi venivano allontanati con ignominia e costretti a vivere fuori dalle mura delle città, non importa da quale ceto sociale provenissero.
A questo punto la domanda sorge spontanea: in che modo il Covid rappresenta noi e la nostra epoca? Fermo restando che la risposta più azzeccata la daranno certamente i posteri, un’ipotesi possiamo azzardarla: nell’epoca dell’iperconnettività h24, il Covid ha improvvisamente ribaltato le regole del gioco: tutto ciò che prima ci faceva considerare cool – viaggiare, organizzare aperitivi, frequentare gente - adesso è diventato tabù. Il tanto vituperato starsene chiusi in casa è diventato invece un comportamento socialmente virtuoso.Forse già da tempo eravamo malati senza saperlo: forse la connessione di cui eravamo così orgogliosi - portata all’estremo - si era già trasformata in una malattia dell’anima prima ancora che del corpo. Forse. Comunque sia, ben venga - insieme al vaccino - il tanto sospirato diritto alla disconnessione.