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PROGETTO KORE | 28.05.2021
PROGETTO KORE
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TETRAPAK + KORE
Creare un percorso di sviluppo per donne in posizioni di Leadership, basato su Trust & Diversity. Questo il focus di Progetto KORE, iniziativa dedicata al management femminile, promossa da Acoté e Tetra Pak.Attraverso il confronto e lo scambio tra culture aziendali diverse, ci prefiggiamo l’obiettivo di creare un business network di donne che possano esprimere il proprio valore professionale contribuendo alla rimozione degli ostacoli che ne limitano la realizzazione.Acoté ribadisce ancora una volta la propria mission, incentrata sullo sviluppo delle potenzialità umane e sul valore della diversità come fattore di crescita fondamentale per gli individui e per le organizzazioni.Non è un caso che accanto ad Acoté, in questo nuovo progetto, ci sia un’azienda come Tetra Pak, con la quale condividiamo valori e intenti.La sintonia con Tetra Pak, negli anni, si è espressa in iniziative concrete che hanno talvolta anticipato i tempi. Vedi lo Sportello Counseling, inaugurato a Modena nel 2012, che ha rappresentato una scommessa vinta nonché il precursore di un nuovo mindset. Con il programma KORE, Acoté e Tetra Pak riaffermano ancora una volta la capacità di guardare avanti e di testimoniare insieme il proprio impegno nel colmare quei gap – nel caso specifico il gap di genere - che inibiscono la piena espressione degli individui in azienda e nel contesto allargato” commentano Anna Calvenzi, Sara Fontana e Rosanna Orlando, socie di Acoté.La creazione di una rete di professioniste impegnate ogni giorno nell’affermazione del proprio valore e del proprio ruolo lavorativo rappresenta un’importante opportunità di crescita e potenziamento reciproco che può dare un contributo concreto a un processo di cambiamento necessario” – ribadisce Sara De Simoni, AD di Tetra Pak Packaging Solutions. Progetto KORE durerà un anno e partirà il prossimo settembre. Sarà articolato in un programma a scansione mensile con attività di mentoring, development e coaching individuale a cui si aggiungono speech di testimonial aziendali, formazione dedicata e momenti di condivisione in piccoli gruppi.La partecipazione è aperta alle aziende e prevede la presenza di un mentor (Executive o Top manager), di una mentee (donna 40-45 anni, con esperienza consolidata in ruoli manageriali) e di un testimonial aziendale che interverrà su uno dei temi oggetto dei diversi workshop previsti. Dopo il percorso del primo anno, i successivi workshop di Progetto KORE saranno aperti alle partecipanti della prima edizione per le quali saranno anche organizzati eventi dedicati e momenti di scambio e confronto con breakfast meeting e seminari. 
Per informazioni e adesioni: Rosanna Orlando - Acoté Coach e Counselor: rosanna.orlando@acote.it
Le adesioni si ricevono entro il 15 giugno 2021.
  
       
  
IL RE E' NUDO | 06.03.2021
IL RE E' NUDO
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OGNI EPOCA HA LA MALATTIA CHE LA RAPPRESENTA
Di una società si può capire molto osservando le malattie da cui è più afflitta o anche solo più ossessionata. Come dice la studiosa Susan Sontag, in “Malattia come metafora”, le malattie non sono soltanto qualcosa di reale che attiene al corpo ma anche metafore che rispecchiano la concezione dell’essere umano in una certa cultura e in un certo periodo storico.Non è un caso se, nella Traviata, Violetta Valery muore di tisi: nell’Ottocento romantico, il pallido e languido tisico incarnava un ideale aristocratico di bellezza spirituale.Avere la TBC era un segno distintivo: equivaleva ad apparire persone interessanti e dotate di una sensibilità superiore.Invece nel Medioevo, ossessionato dal peccato, una delle malattie che andava per la maggiore (insieme alla peste) era la lebbra. Entrambe, lebbra e peste, erano viste come un’espressione corporea di una peccaminosa impurità assimilata al male e al demonio. Insomma, qualcosa di cui vergognarsi. Tant’è che il destino dei malati di lebbra era l’opposto di quello dei malati di tisi ottocenteschi: anche se non erano particolarmente contagiosi, i lebbrosi venivano allontanati con ignominia e costretti a vivere fuori dalle mura delle città, non importa da quale ceto sociale provenissero.A questo punto la domanda sorge spontanea: in che modo il Covid rappresenta noi e la nostra epoca? Fermo restando che la risposta più azzeccata la daranno certamente i posteri, un’ipotesi possiamo azzardarla: nell’epoca dell’iperconnettività h24, il Covid ha improvvisamente ribaltato le regole del gioco: tutto ciò che prima ci faceva considerare cool – viaggiare, organizzare aperitivi, frequentare gente - adesso è diventato tabù. Il tanto vituperato starsene chiusi in casa è diventato invece un comportamento socialmente virtuoso.Forse già da tempo eravamo malati senza saperlo: forse la connessione di cui eravamo così orgogliosi - portata all’estremo - si era già trasformata in una malattia dell’anima prima ancora che del corpo. Forse. Comunque sia, ben venga - insieme al vaccino - il tanto sospirato diritto alla disconnessione.
IL RE E' NUDO | 16.02.2021
IL RE E' NUDO
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NON SONO UN GATTO VOSTRO ONORE
E’ diventato virale il video di un’udienza processuale su Zoom, in Texas, dove il giudice si è trovato di fronte un gatto che parlava in perfetto legalese, al posto dell’avvocato. Non era uno scherzo. Solo uno di quei diabolici filtri, attivato per gioco dai bambini di casa, che sono in grado di sostituire l’immagine sullo schermo e soprattutto di compromettere la sudata reputazione di un adulto. L’episodio, in sé divertente (il giudice l’ha presa bene), offre varie chiavi di lettura.Per esempio, il fatto che noi adulti necessitiamo oggi, per lavorare, di strumenti che in realtà sono gestiti con molta più disinvoltura dai nostri figli.E se in tutto il mondo bambini e adolescenti decidessero di ribellarsi usandoci contro proprio la tecnologia? Per gli sceneggiatori di Netflix: è un ottimo spunto per una serie tragicomica. Per tutti gli altri: fate attenzione. Ciò che oggi è solo uno scherzo potrebbe diventare realtà. Presto potremmo trovarci a usare - di prassi - avatar pettinatissimi nelle videoconferenze, così evitiamo di far vedere che abbiamo le occhiaie o che non siamo andati dal parrucchiere. Del resto è già un’abitudine in voga quella di usare sfondi artificiali: vuoi mettere una bella biblioteca finta al posto della cucina con le tazze della colazione ancora in giro? Peccato che, se ti vedo un filo spettinato e con gli occhi un po’ segnati, posso capire come stai senza che tu me lo dica. E se, oggi che ci incontriamo così poco, compare per sbaglio sullo schermo la tua collezione di tazze di Winnie the Pooh, posso persino farmi un’idea di chi tu sia davvero dietro quell’aria burbera. Ci sono dettagli senza i quali saremmo perduti. Davvero vogliamo trasformare Zoom e similia in posti dove nasconderci invece che entrare in contatto? Obiezione, Vostro Onore.
IL RE E' NUDO
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