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QUANTO VALGONO LE RELAZIONI IN AZIENDA? | 12.04.2017
QUANTO VALGONO LE RELAZIONI IN AZIENDA?
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Tanto. Anche dal punto di vista economico. Per esempio, un conflitto mal gestito può generare danni che si ripercuotono sul fatturato.
L’economia, negli ultimi anni, sta riconsiderando sempre di più l’importanza dell’aspetto umano, in particolare le relazioni che gli individui stringono e che influenzano notevolmente le decisioni economiche. Oggi infatti si parla sempre più spesso dei cosiddetti RELATIONAL GOODS ovvero dei BENI RELAZIONALI. Di cosa si tratta? I beni relazionali sono quei beni non materiali che possono essere prodotti e consumati solo in gruppo e che sono intrinsecamente collegati alle relazioni e alle interazioni. Un classico esempio utilizzato per spiegarli è quello del godimento che proviamo nel vedere una partita allo stadio, dove il piacere di assistere al match deriva in gran parte dalla presenza di un’ampia folla. Il bene relazionale in questo caso si esprime in termini di eccitamento e gratificazione di tutto lo stadio. Queste sensazioni e stati d’animo non si verificano quando  il singolo guarda la partita  a casa da solo,  per provarle c'è bisogno della collettività.   L’economista e accademico Luigino Bruni ha identificato le sette caratteristiche base dei beni relazionali: 1) IDENTITÀ’ l’identità delle singole persone coinvolte è un ingrediente fondamentale. Infatti, i beni che si presentano negli scambi dove ognuno può offrire in maniera anonima non sono relazionali. 2) RECIPROCITÀ’ i beni fatti di relazioni possono essere goduti solo nella reciprocità, sono beni di reciprocità. 3) SIMULTANEITÀ’ a differenza dei normali beni di mercato, siano essi privati o pubblici, dove la produzione è tecnicamente e logicamente distinta dal consumo, i beni relazionali (come molti servizi alla persona) si producono e si consumano simultaneamente; il bene viene co-prodotto e co-consumato al tempo stesso dai soggetti coinvolti. Anche se la contribuzione alla produzione dell’incontro può essere asimmetrica (pensiamo all’organizzazione di una festa tra amici o alla gestione di una cooperativa sociale), nell’atto del consumo del bene relazionale non è possibile il “free rider” puro perché il bene relazionale, per essere goduto, richiede che si lasci coinvolgere in una relazione. 4) MOTIVAZIONI la spinta dei soggetti a interagire deve essere genuina e non un mezzo per arrivare a un altro fine. 5) FATTO EMERGENTE concepito come l’affiorare del bene relazionale all’interno di una relazione qualsiasi, anche in casi in un cui esso non era previsto inizialmente (per esempio all’interno di un rapporto d’affari dove la finalità iniziale era un’altra). 6) GRATUITÀ il bene relazione non deve avere un fine economico ma deve essere gratuito. 7) BENE il bene relazionale è un bene, ma non una merce, questo implica che abbia un valore ma non un prezzo. Grazie ad una ricerca realizzata nel 2009 da Becchetti & co. Sulla relazione tra “reddito, beni relazionali e felicità” (argomento già trattato da Richard Easterlin nel 1974) è emerso che l’incremento del consumo dei beni relazionali è fortemente collegato alla felicità: più il reddito delle persone è alto meno sono presenti questi tipi di bene e, di conseguenza, più bassa è la felicità. Questo deriva principalmente dal fatto che coloro che hanno un reddito molto elevato tendono a lavorare il doppio e ad avere poco tempo per se stessi e gli altri. Prendere coscienza dell’importanza dei beni relazionali, all’interno del mondo del lavoro, è importante per creare e mantenere un clima di benessere e collaborazione.   Inoltre, saper gestire e capitalizzare tali beni aiuta l’individuo a muoversi meglio nel proprio ambiente lavorativo e quindi anche a divenire più produttivo. Ecco perché i beni relazionali, alla fin fine, acquistano perfino un valore economico. Ed ecco perché, per le aziende, è ancora più importante farne tesoro.                        
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