Oltre la competenza: creare una squadra a tutto tondo che porti a un reale vantaggio sul mercato
Marco
Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
-
Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? - chiede Kublai Kan.
-
Il ponte non è sostenuto da questa o da quella pietra, - risponde Marco, - ma
dalla linea dell'arco che esse formano.
Kublai
Kan rimase silenzioso, riflettendo. Poi soggiunse: - Perché mi parli delle
pietre? E’ solo dell'arco che mi importa.
Polo
risponde: - Senza pietre non c'è arco.
(Da
“Le città Invisibili” di Italo Calvino)
Come
costruire il futuro di un’azienda attraverso la messa a punto di una squadra
potente e affiatata?
Questo
il tema dell’intervento che Sara Fontana di Acoté ha tenuto insieme a Grégoire
Chové, General Manager di Arval Service Lease Italia, società leader nel
mercato italiano nel noleggio e nella gestione di flotte aziendali parte del
gruppo BNP Paribas, all’interno di Progettando, il convegno sul
project management organizzato dal Nothern Italy Chapter del Project Management
Institute a Verona.
Sara
Fontana e Grégoire Chové hanno presentato il percorso di Change Management
avviato in Arval a partire dal 2013 e che ha coinvolto dapprima il Comitato
Esecutivo e poi i middle manager dell’azienda.
Il
punto di partenza
Nel
2013, Arval ha affrontato un cambiamento importante: anche se da sempre parte
di un grande gruppo bancario internazionale, dal 1995 si era sviluppata con un
forte approccio commerciale e uno stile di leadership “imprenditoriale”.
Nel
2012, un programma internazionale lanciato a livello corporate, che richiedeva
maggiore trasversalità, la ridefinizione e l’integrazione di processi e tavoli
di lavoro interfunzionali fra i paesi, ha fatto emergere l’esigenza di un nuovo
approccio gestionale e un nuovo stile di leadership diffusa, basata su comuni
principi manageriali. A questo si era aggiunto un cambiamento ai vertici di
Arval Italia, con l’arrivo del nuovo Direttore Generale, Grégoire Chové.
La
metafora che meglio rappresentava quel momento di cambiamento, emersa durante
le interviste individuali ai manager era “una Ferrari con il serbatoio a
metà”. Grandi potenzialità, quindi, ma non sfruttate completamente.
I
risultati attesi e la metafora come strumento
Una
delle prime necessità emerse è stata quella di creare un clima di fiducia tra i
manager del Comitato Esecutivo: per farlo, era necessario che i manager
integrassero le competenze del loro ruolo e la loro professionalità con
elementi personali, uscendo dai ruoli aziendali (e dai relativi stereotipi che
li accompagnavano) per far emergere le loro differenze e le loro peculiarità,
in modo da renderle comprensibili agli altri, e far vedere come le stesse
potessero essere utili al gruppo.
Per
arrivare a questo primo obiettivo, abbiamo chiesto ai manager di raccontare
alcuni loro momenti di vita vissuta, sia professionale che personale.
In
quel particolare momento, esisteva nel gruppo uno scollamento tra convinzioni e
valori personali e l’identità di ruolo che toglieva “benzina alla Ferrari”.
In
realtà, mettersi in gioco è essenziale per un’efficace creazione del team.
E
mettersi in gioco significa consentire alle differenze di emergere ed
eventualmente di entrare in temporanea collisione tra loro.
Bypassare
tale fase può dare un vantaggio apparente: quello della pace, del cosiddetto
“quieto vivere”.
In
realtà “la pace non è pacifica”, ma è piuttosto una pace “ansiogena”.
Perché
le metafore? Per dirla con Raffaele Morelli "la creatività è
l'attitudine a rendere incerto ciò che è noto, a scoprire il ridicolo dove
tutto appare serio, a mettere in discussione ciò che viene considerato ovvio e
scontato, a discernere l'essenziale. Di fronte all'imprevisto rappresenta la
terza possibilità: una soluzione adattativa che non è né rassegnazione passiva
né aggressività ostile".
Siamo
quindi passati da figure parziali, bidimensionali a persone intere, in 3D.
A
questo punto, il passaggio successivo è stato chiarire e condividere
l’obiettivo del gruppo: perché esiste questo gruppo? Che cosa è chiamato a
fare?
Essenziale
era definire l’orientamento futuro e la mission del Comitato Esecutivo.
Abbiamo
quindi lavorato per costruire una visione d’insieme, un obiettivo condiviso e
una strategia unitaria per arrivarvi.
Il
risultato che meglio sintetizza il percorso fatto dal gruppo è stata una
decisione presa all’unanimità dai Direttori: d’ora in poi, durante le
riunioni di Comitato, nessuno di loro avrebbe più indossato il cappello di
Direttore di una specifica funzione bensì quello di membro del Comitato
Esecutivo. Questo significava superare la logica a silos per sentirsi tutti
ugualmente coinvolti e responsabili dell’organizzazione nonché delegati
a guidare una particolare funzione. Insomma, le pietre di Calvino diventavano
finalmente arco.
Lo step successivo
Il
passo seguente è stato quello di rivolgersi ai middle manager dell’azienda.
In
questo caso, l’obiettivo era favorire una maggiore auto responsabilizzazione,
affiancando al loro tipico “fare” tecnico (insieme all’accountability e
all’appartenenza, indubbio punto di forza) un allenamento alla complessità e a
una visione trasversale.
Coerentemente
con quanto fatto con il Comitato, il percorso si fondava sui pilastri della
fiducia, della coesione (conoscenza oltre il ruolo e superamento dei silos),
della mission condivisa (cosa vuol dire oggi fare il manager in Arval) e
dei meccanismi di funzionamento (come agiamo appieno nel nostro ruolo).
A
partire dalla definizione delle aspettative del Comitato Esecutivo verso i
manager, sono state identificate alcune aree di lavoro in cui le persone
coinvolte sono state ingaggiate in progetti di miglioramento, che volevano
rispondere all’indagine di clima aziendale e che sono stati successivamente
presentati a tutta l’azienda.
Da
allora, si è innescato un circolo virtuoso che continua ancora oggi.
E Il vantaggio competitivo del percorso
per l’azienda? I numeri parlano chiaro
• Migliorato il clima aziendale, monitorato
dall’indagine annuale: +17 su Customer Focus, +10 su comunicazione e
innovazione
• Migliorate le performance di soddisfazione
dei clienti. Un esempio per tutti: il 96% dei Driver lo è della professionalità
e della cortesia del personale addetto al Contact Center di Arval Italia*
• Triplicata la velocità di realizzazione
dei progetti.
*dati
da indagini di soddisfazione 2015