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Siamo uomini o impiegati? | 29.07.2014
Siamo uomini o impiegati?
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L’impatto dello Sportello Counseling sull’azienda, secondo l’esperienza di Sara Fontana, Professional Advanced Counselor.
Talvolta le aziende (e gli stessi lavoratori) incappano nel rischio di considerare il dipendente solo per quello che fa e non per quello che è. Ovvero per le sue competenze professionali specifiche e non per ciò che lo caratterizza nel suo complesso, a livello sia professionale che umano. Racconteremo i risultati di alcune esperienze di Sportelli attivati in azienda, da cui emerge come il Counseling sia una valida risposta non solo a livello personale ma anche a livello organizzativo per favorire uno stare diverso in azienda: più consapevole, più attivo e più disponibile al cambiamento. E, soprattutto, per trovare o ritrovare il senso, a volte perduto, di ciò che facciamo. Parole chiave: autonomia, benessere, consapevolezza, emozioni, patto, progettualità   Il nostro punto di partenza C’è un presupposto che può apparire scontato ma, dopo anni trascorsi a realizzare percorsi di sviluppo con le aziende (siamo uno Studio associato che si occupa di formazione, coaching e counseling), ci siamo rese conto che scontato non è: a prescindere dal ruolo ricoperto, la persona è una e intera. Quest’apparente ovvietà è spesso dimenticata: dalle società e dagli stessi collaboratori. Non si pensa che, se la persona viene considerata in modo parziale, altrettanto parziale sarà il modo con cui affronterà il lavoro e soprattutto l’incertezza e i cambiamenti spesso repentini che sempre più le aziende attraversano. L’esperienza che oggi vi raccontiamo ha le sue radici in un focus group che conducemmo nel 2009, con un gruppo di responsabili delle Risorse Umane provenienti da aziende diverse. Il nostro obiettivo era capire quanto fosse conosciuto il Counseling e quanto fosse ritenuto uno strumento applicabile in azienda. Quello che emerse – come del resto ci aspettavamo – fu una percezione poco chiara della nostra professione e anche un certo grado resistenza, più o meno implicita. Tra le obiezioni sollevate, una che ci colpì molto fu :“Ma come, in un momento di così grande attenzione ai costi, offriamo un benefit come questo? Quale potrebbe essere la reazione delle persone?”. (Per inciso, nessuno dei nostri Counselee si è mai mostrato scandalizzato – in seguito - per la decisione della sua azienda di offrirgli un percorso di Counseling.) Al focus group, facemmo seguire un lungo di lavoro di “semina”, con il principale obiettivo di chiarire il significato e l’utilità del Counseling e di sgomberare il campo da pregiudizi. Tre anni dopo, nel 2012, partiva così il primo Sportello Counseling pilota: teatro dell’esperimento era un’azienda tra le più attente, da sempre, alla cura dei dipendenti. Alcuni nostri Counselor- tra cui la sottoscritta - sarebbero stati presenti nella sede della società un giorno alla settimana, a disposizione di quelle persone che avessero richiesto esplicitamente di incontrarli. Subito dopo la comunicazione aziendale dell’avvio dello Sportello, le richieste arrivarono presto copiose. Nel giro di poco tempo, ci furono nuove aziende che presero la decisione di aprire lo Sportello Counseling. Alcune, come la società di cui sopra, vollero destinarlo a tutti i dipendenti. Altre preferirono riservarlo a fasce specifiche della popolazione aziendale, come ad esempio le persone coinvolte in ristrutturazioni.     Qualche numero a supporto Tra il 2012 e il 2013 abbiamo seguito oltre 130 persone, molto diverse per ruolo e attività svolte (si va da operai a impiegati, a manager), per età e per background. Nel 60% dei casi si è trattato di donne. Il 95% delle persone che hanno fatto il primo incontro conoscitivo ha scelto di iniziare un percorso di Counseling. E’ interessante notare che circa un quarto di loro, a distanza di tempo, si è nuovamente rivolto allo Sportello per problemi successivi. Tutti i partecipanti ai percorsi hanno dichiarato che avrebbero consigliato lo Sportello ai colleghi e molti di loro lo hanno effettivamente fatto, avviando un circolo virtuoso di passaparola che ha senz’altro contribuito al successo dell’iniziativa.   Le reazioni a caldo Vediamo ora quali sono state le reazioni più frequenti durante il primo incontro, spesso simili a prescindere dal tipo di azienda.
  • CuriositàCos’è il Counseling?” Alcuni conoscevano il Coaching e volevano capire le differenze, altri hanno manifestato semplicemente una genuina curiosità per la materia.
  • Affidamento, in una duplice accezione. Da una lato, fiducia nella proposta dell’azienda; dall’altro, tendenza ad assumere una posizione sostanzialmente attendista. La domanda, a volte neanche tanto implicita, era “Come mi risolvi il problema?”.
  • Resistenza Figlia dello stereotipo dello “strizzacervelli”, riguardava più coloro che non avevano fissato un incontro. (A noi è stata riportata da alcuni partecipanti.) Rivolgersi al Counselor era considerato da queste persone come un segno di debolezza o come l’ammissione di un problema psicologico, se non psichiatrico! Da questo punto di vista, il passaparola è stato fondamentale per fare chiarezza, definire gli ambiti del Counseling e farne percepire i vantaggi concreti.
  • Il “fantasma” della valutazione, intesa come giudizio inappellabile. Ecco un commento tratto dai feedback form compilati dai partecipanti, rappresentativo di un timore molto diffuso: “Avere la possibilità di confrontarci con qualcuno di esterno e che è li per aiutarti - e non per giudicarti o usare quello che viene detto contro di te - può darti una grande libertà ma anche il coraggio di dire di più di sé a noi stessi e di conseguenza anche agli altri.”Da “Devo cambiare?” a “Posso crescere!”Durante i percorsi dello Sportello Counseling, l’atteggiamento iniziale di molti partecipanti è tuttora quello di un sostanziale senso di inadeguatezza, che possiamo sintetizzare nella domanda “Devo cambiare?”. Attraverso l’ascolto avalutativo, costruiamo insieme uno spazio di riflessione e confronto – lontano dall’operatività quotidiana - per consentire alle persone di analizzare i propri comportamenti, le proprie risposte e quindi le proprie esigenze fino a sviscerare quelle emozioni che spesso in azienda sono considerate “sbagliate” se non addirittura un ostacolo. In ogni caso, qualcosa che non ha a che fare con il ruolo e con il compito. Negli incontri dello Sportello, abbiamo visto le persone imparare pian piano a riconoscere tali emozioni e ad accoglierle come parte di sé. Non solo cominciano a considerarle normali ma le vedono anche come una potenziale risorsa. Di nuovo, lasciamo la parola ai partecipanti: “Si ha una zona "neutra" dove poter discutere e analizzare lo stato emotivo provocato dall'attività lavorativa... ““... capire e ascoltare le mie emozioni e soprattutto la volontà di farlo...”... agevolare la comprensione delle proprie emozioni, e non solo in campo lavorativo....”Durante il percorso, arriva presto la consapevolezza che, se non sono sbagliato, se quello che provo è permesso (e addirittura può essere utile), allora posso agire anziché difendermi. La comprensione e l’accettazione delle proprie risposte emotive e comportamentali stimola l’assunzione di responsabilità e quindi l’attivazione del proprio potere personale.Nella fase centrale del Counseling  si ritorna al territorio conosciuto, ai piani d’azione, al fare e sperimentare, ma con una consapevolezza nuova e più ampia, propria di una persona che è ridiventata finalmente intera e che cessa di sentirsi a scompartimenti stagni. Infine, si chiude il percorso con una cristallizzazione degli apprendimenti, delle scoperte o riscoperte fatte, dei risultati raggiunti. A volte ritornanoCome anticipato, sono abbastanza frequenti i casi di persone che, dopo aver fatto un primo percorso, ritornano. E se la prima volta l’obiettivo era squisitamente professionale, al secondo giro viene spesso portata all’attenzione del Counselor una tematica di tipo personale: segno, questo, del grado di fiducia raggiunto durante il processo e del coinvolgimento totale, e non solo parziale, della persona.In alcuni casi, è accaduto anche che i nostri Counselee abbiano invitato un familiare a iniziare, a propria volta, un percorso con noi.Ancora la parola ai partecipanti:“La consapevolezza di ciò che mi muove mi ha dato una sensazione di estrema libertà. Di prendere decisioni più giuste per me. Di focalizzare le energie verso obiettivi positivi e di crescita...”“Ho imparato a sentire e dare importanza a quello che provo e a quelle che sono le mie esigenze. Di conseguenza ho anche imparato ad esprimere in maniera più chiara e diretta ciò che voglio comunicare...” E per finire: lo Sportello Counseling funziona!Se all’inizio veniva presentato quasi come un benefit, ben presto il Counseling ha trovato e trova sempre di più un suo spazio riconosciuto all’interno dell’azienda, tanto che oggi affianca persino i tradizionali strumenti di gestione. Grazie al passaparola e all’esperienza diretta che alcuni manager ne hanno fatto, viene inserito tra le iniziative di sviluppo – per esempio accanto alla formazione e alla job rotation - a seguito del colloquio annuale di valutazione delle prestazioni.Ma, soprattutto, lo Sportello Counseling contribuisce oggi a creare un nuovo patto tra individuo e azienda, un patto fondato sulla fiducia e sulla credibilità. Va riconosciuto che l’attivazione dello Sportello, da parte delle aziende, è una decisione insieme coraggiosa e lungimirante.Coraggiosa perché l’attivazione di una relazione di Counseling, in ambito organizzativo, richiede la disponibilità dell’azienda ad ascoltare e riconoscere i bisogni individuali di sviluppo, riferiti non solo a obiettivi e contenuti professionali o manageriali specifici ma anche al complesso delle tematiche che l’individuo incontra nella dimensione professionale, a 360 gradi.Lungimirante perché si basa sulla convinzione, non ovvia, che il benessere dei dipendenti sia una leva competitiva. Che la cura del benessere emotivo e relazionale riduca i conflitti e il conseguente dispendio di energie, favorendo l’auto-responsabilizzazione. Ovvero il passaggio da atteggiamenti reattivi e difensivi, dove la ricerca del colpevole è la norma, a relazioni fondate su propositività e progettualità. Scegliere lo Sportello Counseling significa scegliere di lavorare per la creazione di un diverso senso di appartenenza, più consapevole, più maturo, e soprattutto basato su di una partecipazione e un coinvolgimento dell’essere umano tutto intero. Perché siamo uomini, appunto, e non impiegati. 
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