L’impatto dello Sportello Counseling sull’azienda, secondo l’esperienza di Sara Fontana, Professional Advanced Counselor.
Talvolta le aziende (e gli stessi lavoratori) incappano nel rischio di
considerare il dipendente solo per quello che fa e non per quello che è. Ovvero
per le sue competenze professionali specifiche e non per ciò che lo
caratterizza nel suo complesso, a livello sia professionale che umano.
Racconteremo i risultati di alcune esperienze di Sportelli attivati in
azienda, da cui emerge come il Counseling sia una valida risposta non solo a
livello personale ma anche a livello organizzativo per favorire uno stare diverso in azienda: più consapevole, più attivo e più disponibile
al cambiamento. E, soprattutto, per trovare o ritrovare il senso, a volte
perduto, di ciò che facciamo.
Parole chiave: autonomia, benessere, consapevolezza, emozioni, patto, progettualità
Il nostro punto di partenza
C’è un presupposto che può apparire scontato ma, dopo anni trascorsi a
realizzare percorsi di sviluppo con le aziende (siamo uno Studio associato che
si occupa di formazione, coaching e counseling), ci siamo rese conto che
scontato non è: a prescindere dal ruolo ricoperto, la persona è una e intera. Quest’apparente
ovvietà è spesso dimenticata: dalle società e dagli stessi collaboratori.
Non si pensa che, se la persona viene considerata in modo parziale,
altrettanto parziale sarà il modo con cui
affronterà il lavoro e soprattutto l’incertezza e i cambiamenti spesso
repentini che sempre più le aziende attraversano.
L’esperienza che oggi vi raccontiamo ha le sue radici in un focus
group che conducemmo nel 2009,
con un gruppo di responsabili delle Risorse Umane provenienti da
aziende diverse.
Il nostro obiettivo era capire quanto fosse conosciuto il Counseling e
quanto fosse ritenuto uno strumento applicabile in azienda. Quello che emerse –
come del resto ci aspettavamo – fu una percezione poco chiara della nostra
professione e anche un certo grado resistenza, più o meno implicita.
Tra le obiezioni sollevate, una che ci colpì molto fu :“Ma come, in un momento di così grande
attenzione ai costi, offriamo un benefit come questo? Quale potrebbe essere la
reazione delle persone?”.
(Per inciso, nessuno dei nostri Counselee si è mai mostrato
scandalizzato – in seguito - per la decisione della sua azienda di offrirgli un
percorso di Counseling.)
Al focus group, facemmo seguire un lungo di lavoro di “semina”, con il
principale obiettivo di chiarire il significato e l’utilità del Counseling e di
sgomberare il campo da pregiudizi.
Tre anni dopo, nel 2012, partiva così il primo Sportello Counseling pilota:
teatro dell’esperimento era un’azienda tra le più attente, da sempre, alla cura
dei dipendenti. Alcuni nostri Counselor- tra cui la sottoscritta - sarebbero
stati presenti nella sede della società un giorno alla settimana, a disposizione
di quelle persone che avessero richiesto esplicitamente di incontrarli. Subito
dopo la comunicazione aziendale dell’avvio dello Sportello, le richieste arrivarono
presto copiose.
Nel giro di poco tempo, ci furono nuove aziende che presero la
decisione di aprire lo Sportello Counseling. Alcune, come la società di cui
sopra, vollero destinarlo a tutti i dipendenti. Altre preferirono riservarlo a
fasce specifiche della popolazione aziendale, come ad esempio le persone coinvolte
in ristrutturazioni.
Qualche numero a supporto
Tra il 2012 e il 2013 abbiamo seguito oltre 130 persone, molto diverse
per ruolo e attività svolte (si va da operai a impiegati, a manager), per età e
per background. Nel 60% dei casi si è trattato di donne.
Il 95% delle persone che hanno fatto il primo incontro conoscitivo ha
scelto di iniziare un percorso di Counseling. E’ interessante notare che circa
un quarto di loro, a distanza di tempo, si è nuovamente rivolto allo Sportello per
problemi successivi.
Tutti i partecipanti ai percorsi hanno dichiarato che avrebbero
consigliato lo Sportello ai colleghi e molti di loro lo hanno effettivamente
fatto, avviando un circolo virtuoso di passaparola che ha senz’altro
contribuito al successo dell’iniziativa.
Le reazioni a caldo
Vediamo ora quali sono state le reazioni più frequenti durante il
primo incontro, spesso simili a prescindere dal tipo di azienda.
- Curiosità
“Cos’è il Counseling?” Alcuni
conoscevano il Coaching e volevano capire le differenze, altri hanno
manifestato semplicemente una genuina curiosità per la materia.
- Affidamento,
in una duplice accezione. Da una lato, fiducia nella proposta dell’azienda; dall’altro,
tendenza ad assumere una posizione sostanzialmente attendista. La domanda, a
volte neanche tanto implicita, era “Come
mi risolvi il problema?”.
- Resistenza
Figlia dello stereotipo dello “strizzacervelli”, riguardava più coloro che non
avevano fissato un incontro. (A noi è stata riportata da alcuni partecipanti.) Rivolgersi
al Counselor era considerato da queste persone come un segno di debolezza o come
l’ammissione di un problema psicologico, se non psichiatrico! Da questo punto
di vista, il passaparola è stato fondamentale per fare chiarezza, definire gli
ambiti del Counseling e farne percepire i vantaggi concreti.
- Il
“fantasma” della valutazione, intesa come giudizio inappellabile. Ecco un
commento tratto dai feedback form compilati dai partecipanti, rappresentativo
di un timore molto diffuso: “Avere la possibilità di confrontarci con
qualcuno di esterno e che è li per aiutarti - e non per giudicarti o usare quello che viene detto contro di te -
può darti una grande libertà ma anche il coraggio di dire di più di
sé a noi stessi e di conseguenza anche agli altri.”Da “Devo cambiare?” a “Posso
crescere!”Durante i percorsi dello Sportello Counseling, l’atteggiamento
iniziale di molti partecipanti è tuttora quello di un sostanziale senso di inadeguatezza,
che possiamo sintetizzare nella domanda “Devo
cambiare?”. Attraverso l’ascolto avalutativo, costruiamo insieme uno spazio di
riflessione e confronto – lontano dall’operatività quotidiana - per consentire
alle persone di analizzare i propri comportamenti, le proprie risposte e quindi
le proprie esigenze fino a sviscerare quelle emozioni che spesso in azienda
sono considerate “sbagliate” se non addirittura un ostacolo. In ogni caso, qualcosa
che non ha a che fare con il ruolo e con il compito. Negli incontri dello Sportello, abbiamo visto le persone imparare pian
piano a riconoscere tali emozioni e ad accoglierle come parte di sé. Non solo
cominciano a considerarle normali ma le vedono anche come una potenziale risorsa.
Di nuovo, lasciamo la parola ai partecipanti: “Si ha una zona "neutra" dove poter discutere
e analizzare lo stato emotivo provocato dall'attività lavorativa... ““... capire e ascoltare le mie emozioni e soprattutto la volontà di farlo...”“... agevolare la comprensione delle proprie emozioni, e non solo in campo
lavorativo....”Durante il percorso, arriva presto la consapevolezza che, se non sono
sbagliato, se quello che provo è permesso (e addirittura può essere utile), allora
posso agire anziché difendermi. La comprensione e l’accettazione delle proprie risposte emotive e comportamentali
stimola l’assunzione di responsabilità e quindi l’attivazione del proprio
potere personale.Nella fase centrale del Counseling si ritorna al territorio conosciuto, ai piani
d’azione, al fare e sperimentare, ma con una consapevolezza nuova e più ampia,
propria di una persona che è ridiventata finalmente intera e che cessa di
sentirsi a scompartimenti stagni. Infine, si chiude il percorso con una
cristallizzazione degli apprendimenti, delle scoperte o riscoperte fatte, dei
risultati raggiunti. A volte ritornanoCome anticipato, sono abbastanza frequenti i casi di persone che, dopo
aver fatto un primo percorso, ritornano. E se la prima volta l’obiettivo era
squisitamente professionale, al secondo giro viene spesso portata
all’attenzione del Counselor una tematica di tipo personale: segno, questo, del
grado di fiducia raggiunto durante il processo e del coinvolgimento totale, e
non solo parziale, della persona.In alcuni casi, è accaduto anche che i nostri Counselee abbiano invitato
un familiare a iniziare, a propria volta, un percorso con noi.Ancora la parola ai partecipanti:“La consapevolezza di ciò che mi muove mi ha dato una sensazione di
estrema libertà. Di prendere
decisioni più giuste per me. Di focalizzare le energie verso obiettivi positivi
e di crescita...”“Ho imparato a sentire e dare importanza a quello che provo e a
quelle che sono le mie esigenze. Di conseguenza ho anche imparato ad esprimere in maniera più chiara e diretta ciò
che voglio comunicare...” E per finire: lo Sportello Counseling
funziona!Se all’inizio veniva presentato quasi come un benefit, ben presto il
Counseling ha trovato e trova sempre di più un suo spazio riconosciuto
all’interno dell’azienda, tanto che oggi affianca persino i tradizionali
strumenti di gestione. Grazie al passaparola e all’esperienza diretta che alcuni manager ne
hanno fatto, viene inserito tra le iniziative di sviluppo – per esempio accanto
alla formazione e alla job rotation - a seguito del colloquio annuale di
valutazione delle prestazioni.Ma, soprattutto, lo Sportello Counseling contribuisce oggi a creare un
nuovo patto tra individuo e azienda, un patto fondato sulla fiducia e sulla
credibilità. Va riconosciuto che l’attivazione dello Sportello, da parte delle aziende,
è una decisione insieme coraggiosa e lungimirante.Coraggiosa perché l’attivazione di una relazione di Counseling, in
ambito organizzativo, richiede la disponibilità dell’azienda ad ascoltare e riconoscere i bisogni individuali
di sviluppo, riferiti non solo a obiettivi e contenuti professionali o manageriali
specifici ma anche al complesso delle tematiche che l’individuo incontra nella
dimensione professionale, a 360 gradi.Lungimirante perché si basa sulla convinzione, non ovvia, che il
benessere dei dipendenti sia una leva competitiva. Che la cura del benessere
emotivo e relazionale riduca i conflitti e il conseguente dispendio di energie,
favorendo l’auto-responsabilizzazione. Ovvero il passaggio da atteggiamenti
reattivi e difensivi, dove la ricerca del colpevole è la norma, a relazioni
fondate su propositività e progettualità. Scegliere lo Sportello Counseling significa scegliere di lavorare per
la creazione di un diverso senso di appartenenza, più consapevole, più maturo,
e soprattutto basato su di una partecipazione e un coinvolgimento dell’essere
umano tutto intero. Perché siamo uomini, appunto, e non impiegati.