Tra Ciclopi e Mangiatori di Loto, alla ricerca di se stessi e del proprio mito fondativo.
Si è da poco concluso in
Acoté un ciclo di sette incontri, un
counseling di gruppo dedicato al tema del Ritorno. Protagoniste una decina
di persone, diversissime tra di loro eppure tutte accomunate da questa voglia
di tornare. Ma tornare dove esattamente?
Il Ritorno – nel senso in cui noi lo intendiamo – non è
il viaggio all’indietro verso un posto specifico. Può essere piuttosto considerato una categoria
esistenziale. Ha a che fare con
quell’esigenza, che si manifesta a un certo punto della vita, di liberarsi da tante
sovrastrutture che ci siamo creati e che, se da un lato ci danno un senso di
protezione, dall’altro ostacolano la
nostra riuscita, personale o professionale che sia.
Campione del Ritorno all’autenticità originaria, nel
nostro immaginario di uomini e donne occidentali, è Ulisse che vaga dieci anni per poter fare ritorno a Itaca
dopo la distruzione di Troia. Ecco perché questo
personaggio e il suo mondo di riferimento sono stati la metafora guida del nostro
viaggio.
Del resto, chi nella sua vita
e nella sua carriera non si è trovato gettato - quasi per caso - su di una
spiaggia dove non aveva punti di riferimento? O nelle fauci di un’entità
ciclopica e dalla visione monoculare, totalmente e drammaticamente focalizzata
su di un unico obiettivo? Oppure in mezzo ai mangiatori di Loto, grandi
coltivatori del fiore – dolcissimo ma pericolosissimo -“che toglie la memoria e il desiderio”?
Come abbiamo toccato con mano
durante il percorso, Ulisse è
personaggio più attuale che mai: sia come esempio di un’umanità complessa – nel
bene e nel male - sia come modello di leadership.
Non c’è da stupirsi.
Non dimentichiamo che Umberto
Eco definiva opere come L’Odissea (e anche la Bibbia) “sgangherabili”.
“Sgangherabile” significa che, in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo, posso
prendere il testo, farlo a pezzi e ricomporlo di volta in volta in modo
diverso, generando una moltitudine di significati tutti validi e modernissimi.
Ecco perché, tornando a un
antico mito greco, all’origine della nostra civiltà, possiamo tornare anche noi
alle nostre origini perdute: scoprire chi eravamo per dare un senso al viaggio
fatto finora e a quello che ancora dobbiamo compiere.
Sapendo che anche il passato,
esattamente come il futuro, è tutto da inventare. E che il mito fondativo di
ciascuno di noi ovvero quell’Itaca che ci definisce come individui, lo
troveremo solo a posteriori.